Scrivono




".. L’artista Tiziana Rivoni, nell’opera Piece 16, con uno sguardo antropologico-culturale, introduce sul volto del moro una copertura in corrispondenza del naso, degli zigomi e della fronte come maschera, alla quale gli studi attribuiscono la funzione di “medium” che consente un ponte con il mondo della spiritualità e con l’appropriazione di particolari poteri. Lo sguardo espressivo e malinconico lega la sua presenza alla leggenda. .." Laura Catini






estratto dal catalogo della mostra LUCI E OMBRE A SUTRI - da Mattia Preti a Fortunato Depero 
a cura di Vittorio Sgarbi
edito da Contemplazioni 

"..Chiude, con la forza e la semplicità di tornare all'uomo senza turbamenti e reticenze, Tiziana Rivoni. Dignità, regalità, potenza ci trasmettono le sue teste di mori liberati da ogni pregiudizio e da ogni dipendenza, fieri come i quattro mori della bandiera sarda; ma vincitori, non sconfitti. La Rivoni li fa sentire, con estrema semplicità, fratelli. Nostri dissimili simili. In quella umanità di soli neri ci siamo anche noi. Bianchi e neri, luci e ombre a Sutri."  Vittorio Sgarbi






estratto da Africa/Afriche. I diversi sguardi sul continente nell'arte contemporanea 
di Domenico Iaracà 
... Volti stilizzati, ma non solo. Una direzione opposta sembrano prendere i volti che sono ormai diventati il tratto distintivo della ricerca di Tiziana Rivoni. Da uno spunto di diversi anni fa, il volto dai marcati tratti individuali, ha seguito percorsi capaci di raccogliere stimoli diversi. L’origine, per dichiarata ammissione dell’artista, è stata la rilettura del mito siciliano della  ragazza che, non potendo conservare l’intero corpo del uomo amato, ne recide la testa. Dalla tradizione letteraria del Decameron boccaccesco, le teste di moro che caratterizzano la ceramica popolare dell’isola, prototipo ripetuto mille e mille volte fino a perdere tratti di un volto specifico o, se volessimo utilizzare la terminologia delle critica letteraria, non più un personaggio a tutto tondo ma un tipo, ovvero una generalizzazione come il vecchio avaro, la ragazza sciocca e così via. A riavvolgere indietro i fili della storia, i volti di Tiziana Rivoni si caratterizzano invece per una marcata individualità che non perde d’occhio neppure la grande produzione  artistica dei Balck kingdoms: a corredo delle sue realizzazioni, infatti, la testa in bronzo di produzione nigeriana del XII secolo. In una ricerca in cui stimoli visivi e culturali si stratificano, il volto/ vaso diventa canopo, e poi, nella ricerca più recente, un viso da marcati tratti ritrattistici. In un’indagine che sembra voler individuare gli elementi caratterizzanti di un’identità, etnica o individuale che sia, a nostro modo di vedere sono cruciali quei volti di neri in cui assente è invece è il tratto totalizzante del colore della pelle. Lo ripetiamo, ha ragione di definirsi nero un volto in cui tale colore sia assente ...    Domenico Iaracà ... 








 Silenzi di Giovanni Vono
presentazione alla mostra    
Cuore Mani e... Testa di Tiziana Rivoni
presso Galleria Sukiya, Lamezia Terme
a cura di Antonio Pugliese


Li chiameremo: silenzi. Tutto ciò che l'autrice ci presenta, personaggi, oggetti d'arte, saranno chiamati silenzi.
È il silenzio, infatti, ad essere dominante in ciò che si estrinseca: il silenzio misterico dei volti, la profondità dello sguardo nell'ignoto, l'assenza di parola. Il tutto crea un'atmosfera che richiama storia e leggenda.
Una tradizione antica, tipicamente siciliana, ma che varia nella proposta e nella tematica.
Sono tanti gli artisti-artigiani che modellano i loro lavori secondo uno schema ornamentale, raggruppando colori e figure e ricorrendo a fantasie cromatiche. I silenzi, al contrario, lasciano pochi spazi all'immaginario estetico-ornamentale, diventando essenza di spirito. I silenzi richiamano la notte, l'eternità. La morte si appropria della bellezza e la bellezza entra in simbiosi con la morte. EROS e TA'NATOS: amore e morte; nel nostro caso, nessuna supremazia, ma perfetta sintonia tra l'uno e l'altra. Potrei affermare che i silenzi si presentano senza volto: APRO'POS. Ed è particolarmente in questo aspetto che trovo le opere dell'autrice interessanti e creative.I silenzi sono muti ma espressivi, ciechi ma lungimiranti; richiamano le nostre origini e la nascita dell'universo. Davanti ai silenzi, l'osservatore spazia con la mente, accede al tempo ed alla sua dimensione più remota, entra in contatto con ciò che non esiste ma che si materializza nei suoi pensieri più reconditi. I silenzi sono dell'anima, dell'inconscio, di tutto quello che ci sfugge e che viene rimosso. Non si può però sfuggire al FASCINO dei silenzi, al magnetismo dei loro occhi bui che inquietano e turbano lo spettatore, ma in modo del tutto nuovo, proiettando l'artista verso orizzonti sempre più radiosi. Il linguaggio poetico-espressivo dell'autrice si traduce in un continuo interrogativo, seguendo un itinerario in continua evoluzione. Non si respira solitudine, ma pensiero, forte e solido. Alla fine, vince la vita, col ricordo, con l'umanità; e l'opera creativa diviene segno indelebile del cuore. Proviamo ora ad immaginare l'artista che, consapevolmente o meno, ci pone davanti a un gigantesco rigo musicale in bianco, nel quale pause e silenzi riempiono le linee e gli spazi di inascoltate melodie. Essi, linee e spazi, spezzano la convenzione del tempo, e il passato... ora è presente, ora è futuro. Restano, imperturbabili, i nostri silenzi, nell'austerità del ricordo, nella proiezione del mistero cromatico e materico che ci avvolge, nel fascino dell'arte e dell'estetica.   G.B.Vono 









 BACC - La Ceramica Altrove 
Scuderie Aldobrandini di Frascati - Roma, dicembre 2014 
Artisti invitati: Gianni Asdrubali, Lucilla Catania, Giuseppe Ducrot, Andrea Fogli, Michele Giangrande, Claudia Giannuli, Igino Iurilli, Felice Levini, Davide Monaldi, Sabine Pagliarulo, Bianca Susy Piva, Oliviero Rinaldi, Tiziana Rivoni, Mara van Wees 
A cura di Jasmine Pignatelliestratto dal catalogo della mostra 


Quello di Tiziana Rivoni è un percorso che alla curiosità e alla consapevolezza del diverso unisce una lenta ricerca della forma e del ricordo nel tentativo di raggiungere, attraverso la memoria, una fisicità presente e contemporanea. Da una reinterpretazione del vaso siciliano antropomorfo nasce un lavoro assoluto sul volto e sulla natura umana, sulla memoria e sulla contemporaneità.
I Mori sono fatti di terra e declinati in mille volti e mille sguardi, frutto di un rapporto morboso con l’atto di plasmare, di cercare e desiderare. La consapevolezza dell’opera deriva da un lento procedere che di fatto rende i Mori esseri intimi, senza macchia e senza segreti.
L’artista ne parla come di esseri animati, in simbiosi con l’avventura della manipolazione. È come ossessionata dalla fisionomia, li modella fino ad arrivare ad uno stato di trance, non smette mai di rifinire, cerca lo sguardo e aggiunge: “e se lo sguardo non arriva, gli chiudo gli occhi”. Sintesi di culture e di storie e arricchiti solo da una lontana traccia di acconciatura, sono esseri silenziosi, sentinelle immobili che guardano. Impossibile non sentirsi osservati. Sono presenze che chiedono di non essere dimenticati, chiedono di essere attraversati, ma soprattutto chiedono di scrutare tutto ciò che entra in contatto con loro.   Jasmine Pignatelli 







Elles son une mémoire de ancienneté que me rapporte a  les pièces du vallée de la nigérien. 

Obrigada a Rui Miguel Pintovasquez






 When in Rome..., The Lab 

 Second visit was devoted to beautiful gallery space Le 5 Lune in the heart of the city. Impressive Teste di Moro di Tiziana Rivoni and Seeds by Jasmine Pignatelli. 






Tiziana Rivoni e l'incontro con i Mori di Jasmine Pignatelli 

 Non sò chi far parlare, a chi dare la parola. Se a Tiziana Rivoni o ai suoi Mori in terracotta. Sono tutti lì schierati, appostati, vigili, a guardia. Tiziana mi ha convinto che sono vivi, che parlano, che interagiscono con lei. E in effetti c'è un chè di magia nell'opera di Tiziana, o forse di stregoneria, o ancora di mitologico. E mi racconta dell'incontro con il suo primo Moro... ma bisogna tornare indietro nel tempo, nel mito, nella favola, nella leggenda: "Intorno all'anno 1100, periodo della dominazione dei mori in Sicilia, viveva una bellissima fanciulla. Ella viveva quasi in clausura, trascorreva le giornate coltivando e curando le piante del suo balcone. Un giorno un giovane moro, vide la bella ragazza, intenta a curare le piante, ne rimase invaghito, decise di volerla per se, senza indugio entrò in casa della ragazza e le dichiarò il suo amore. La fanciulla, colpita da tanto sentimento, ricambiò l’amore del giovane, ma quando seppe che il moro l’avrebbe lasciata per tornare nelle sue terre in Oriente, dove l’attendeva una moglie con un paio di marmocchi, attese le tenebre e non appena esso si addormentò lo uccise, gli tagliò la testa, ne fece un vaso dove vi piantò del basilico e lo mise in bella mostra fuori nel balcone. Il moro, così, non potendo più andar via sarebbe rimasto sempre con lei".
Tiziana mi racconta questa storia come in trance. Mentre lavora sulle ultime teste di Moro (hombre e mujer) è come ossessionata dalla fisionomia... cerca qualcosa, non smette mai di rifinire, cerca lo sguardo... e "se lo sguardo non arriva, gli chiudo gli occhi" mi dice. E' ricerca della perfezione, dell'anima o possessività? E non bisognerebbe stupirsi se così fosse. In fondo, la bella fanciulla siciliana, è per possesso che taglio la testa al Moro!
Di loro Tiziana parla come se fossero animati, come se vivessero in simbiosi l'avventura della manipolazione, della costruzione, della ricerca e, come amanti, anche dell'amore, delle insofferenze e dell'abbandono: "quando vanno via li accompagno e li saluto".  Jasmine Pignatelli ...






Una piacevole scoperta di Francesca Saitto 

   Alcuni giorni fa, passando davanti alla bottega di Giovanni Arnoni in via Vittorio Veneto (ora il laboratorio si è trasferito in Piazza dei Pisanelli), sono rimasta colpita da alcune opere che erano in mostra; si trattava di vasi a forma di testa di moro in terracotta policroma, del tipo di quelli fatti a Caltagirone. Diversamente da quelle siciliane che appartengono ad un altissimo livello di artigianato artistico, ma rispondono ad un prototipo immutato nel tempo, teste bellissime ma senza anima, quelle di Tiziana Rivoni, questo il nome dell'autrice, hanno un'anima, ognuna delle sue opere ha una forza espressiva profonda e misteriosa, che colpisce chi le guarda.
Tiziana è nata a Sutri da una famiglia conosciuta con il soprannome di "il Piave", perché il bisnonno ha fatto la prima guerra mondiale, ha studiato arte a Roma ed ora sta completando gli studi presso la Facoltà di Architettura. La frequentazione del liceo artistico le ha permesso di avere a disposizione un modello dal vero e di stabilire così una relazione intima con l'oggetto osservato, "l'esterno delle persone" -dice Tiziana- "mi piace così tanto perché mi dà unìemozione". E questa emozione si trasmette nelle sue opere. Ha imparato a lavorare la creta presso il laboratorio di Giovanni Arnoni, suo amico e sostenitore, si deve a lui se abbiamo potuto conoscere Tiziana Rivoni e le sue opere. A questa prima mostra ci auguriamo ne possano seguire molte altre.
Auguri e buon lavoro.  Francesca Saitto ...