21 AGOSTO 1999

ERA SICURAMENTE UNA GITA UNIVERSITARIA. DENTRO UNA CHIESA, UN COMPLESSO DI MURA ARTICOLATO E IN GRAN PARTE COPERTO.
CHE ERA UNA CHIESA LO CAPII SOLO ALLA FINE. CONOSCEVAMO QUEL POSTO PERCORRENDOLO SU UN CARRELLO MOBILE, COME UN TRAM SENZA TETTO E PARETI, UN TRENINO APERTO, UNA PEDANA SU ROTAIE. C'ERANO CON ME MOLTE PERSONE, UNIVERSITÀ.
 MA NON RICORDO DI AVER VIAGGIATO IN GRUPPO.

COME GRUPPO DI URBANISTICA LAVORAMMO A CASA DI MIRKO; NELLA SALA, CHIARA E PULITA, PIENA DI MOBILI E SOPRAMMOBILI CHIARI, CELESTINI.  C'ERA SULLA DESTRA, NELL'ANGOLO, UNA SCALA: UN MODELLINO DI UNA SCALA MASSICCIA, COME UN PEZZO DI MURA. ..INCOMPLETA CHE NON ARRIVAVA FINO A TERRA. ERA IL RICORDO DELLA MORTE DI UN FRATELLO. AVREI DOVUTO AVERE RISPETTO, COMPORTANDOMI CON TATTO NEI CONFRONTI DI MIRKO; E MI SEMBRAVA STRANO UN RISPETTO DEL GENERE CON MIRKO.
IO FECI UNA COSA, UNA COSA CHE NON SI FA: COMPLETAI LA SCALA CON UN MIO PROGETTO, CI AGGIUNSI QUEL PEZZO, QUELLO CHE MANCAVA.
LO SAPEVO, E NON VOLEVO SE NE ACCORGESSERO, AVEVO PROFANATO UN RICORDO PER UNA MIA ESPRESSIONE, COME AL SOLITO. E I DOLORI SUGLI ALTRI. VOLEVO EVITARE CHE LORO DUE GUARDASSERO DA QUELLA PARTE, TENEVO DI SPALLE MIRKO E OCCUPATO SANDRO FACENDOGLI CON GLI OCCHI SEGNO DI AIUTO. INFATTI INIZIAMMO A PREPARARE LE NOSTRE COSE PER RIANDARCENE; BISOGNAVA PRENDERE ANCHE UN SACCHETTO DI PROFILLATTICI, GROSSO COME UNA BUSTA DI SURGELATI. CHISSÀ QUANTO LI AVRÀ PAGATI? LI AVEVAMO NASCOSTI NEL FREEZER, E SVELTA LI MISI IN UNA BUSTA DI PLASTICA INSIEME AD ALTRE SCATOLE, SENZA IMPORTANZA, DI GELATO.
ORA, FUORI, L'IMMAGINE DI QUELLE MURA, DI QUELLA SCALA MI RITORNAVA DAVANTI, IN SCALA REALE, PERCORRENDO QUEL POSTO.
C'ERA UNA BUFERA DI SABBIA, MA DOLCE. FRANE SI ACCUMULAVANO INTORNO A QUESTE COSTRUZIONI. COME DICEVANO, NON C'ERA PERICOLO, IL VENTO TI TRASPORTAVA SOPRA SOPRA, LA SABBIA VENIVA DA DIETRO COSÌ CHE SI POTEVA RESPIRARE. POI QUANDO MI ACCORSI CHE SCIVOLATA IN BASSO, UNA QUANTITA' DI SABBIA MI STAVA FRANANDO ADDOSSO, MI RIPARAI DIETRO DELLE MURA. ERA IL MIO PROGETTO AGGIUNTO ALLA COSTRUZIONE. TUTTO CON FACILITÀ E UNA SICURE ZZA DI "VITA", DI NON PERICOLO CHE GIÀ MI AVREBBERO DOVUTO FAR PAURA.
DI NUOVO SU QUEL TRENINO: C'ERA UNA RAGAZZA, UN PO GRASSOTTELLA, DI QUELLE CHE UN GRUPPO HA LA FORZA PRENDERE IN GIRO.
NEL PUNTO CENTRALE DELLA COSTRUZIONE, E C'ERA GIÀ IN PIEDI UNA PERSONA, SCESI IN CORSA SALUTANDO LA RAGAZZA, SUBITO, SENZA PENSARCI SÙ, TANTO IO AVEVO GIÀ VISTO IL POSTO, NEL GIRO CON LA SABBIA, E SAPEVO CHE ALLA FINE TUTTI CI SAREMMO RITROVATI LÌ.
SCESI, E LA PEDANA SE NE ANDÒ GIRANDO A SINISTRA.
SOLO, IN FONDO A DESTRA, DIETRO I BANCHI C'ERA QUESTA PERSONA IN PIEDI, ERAVAMO RIMASTE SOLE, LA GUARDAI E CAPII CHE AVREBBE TIRATO FUORI UNA PISTOLA. MA, FORSE ERA MEGLIO FAR FINTA DI NIENTE. INVECE AVEVO RAGIONE, TIRÒ FUORI UNA PISTOLA, ED IO NON AVEVO NIENTE, VOLEVO PERSUADERLA MA LA PISTOLA SULLE MANI SI ORIENTAVA VERSO DI ME E QUESTA PERSONA, PERCHÈ ORA NON SAPREI DIRE SE FOSSE UN UOMO O UNA DONNA, COMUNQUE SEMBRAVA UNA PERSONA, VESTITA MARRONE, SOBRIA COME UN UOMO, MA COMPOSTA COME UNA DONNA, E, MI DISSE CHE DOVEVA PRENDERMI, SENZA PARLARE. LO SAPEVO. MA, MI ABBASSAI A TERRA DIETRO I BANCHI, ATTRAVERSO LE FESSURE VEDEVO LA CANNA CHE MI SEGUIVA, E COME GIA' AVEVO CAPITO GUARDANDOLO MI RESI CONTO CHE NON POTEVO FARE PIÙ NIENTE; MA, MI ALZAI E MI VOLTAI DI SPALLE PER CORRERE  FINO A NASCONDERMI DIETRO UNA CAPPELLA. MI SPARÒ DUE COLPI SULLA SCHIENA. LI SENTII COME DUE PIZZICHI, NON UN FORTE DOLORE E NIENTE SANGUE.
SAPEVO CHE ERA FINITA, ED IL MIO DOLORE ERA NELLO SGUARDO CHE AVEVO AVUTO, NELL'ESSERE SCESA DA QUELLA PEDANA ED ESSERE RIMASTA SOLA, LI CON QUELLO, CHE MI STAVA ASPETTANDO, E SAPERE CHE MI ASPETTAVA, AVER CAPITO TUTTO, MA ERO SCESA.
QUELLO SGUARDO MI FACEVA PAURA, PAURA PERCHÉ SAPEVO COME DOVEVA ANDARE; DOPO I DUE SPARI NON VOLEVO LASCIARE, VOLEVO UN'ALTRA POSSIBILITÀ, TORNARE INDIETRO, E, ANCORA ADESSO, LA CONSAPEVOLEZZA CHE, ESSENDO TUTTO FINITO, UNICA, LOGICA, SOLUZIONE DIO. MA  HO ANCORA PAURA

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