Vado a vedere un film di Nunzio
In una galleria luminosa e piena di confusione arrivano Carmela, euforica, Céline e Domino, belle.
Entriamo in una stanza bianca, e Lui sta dietro di me, appoggiato alla finestra, mentre il suo collega ci parla del film.
E la storia di un uomo, Lui, che lavora, sa e fa quello che vuole; vestito bene ma non elegante: giacca e gilè grigio scuro a righe, usato. Quando se ne va, rimane la moglie, sempre Lui, disperata, sullo schermo e nella realtà: in una stanzetta bianca, sporca, con la luce artificiale di una lampada bianca, quasi sdraiata su una sedia da maestra, forse fuma, forse è triste. Si guarda le gambe scoperte. Indossa un tailleur scuro con una gonna al ginocchio, la borsa, e una camicetta rossa dove appoggiano delle collane; ha i capelli neri, come i Suoi, con dei boccoli indietro, e gli occhi truccati di verde si fissano sulle calze a rete e sulle scarpe nere, comode, con un tacco largo non molto alto, la punta larga; hanno anche un bordino rosso.
Avrei bisogno di più tempo, ma è riaccesa la luce bianca. Gli altri parlano, approvano, la personalità, il legame, quell'unione. Io? Vorrei rivederla quell'unione, e Lui sta dietro di me, bello come quell'uomo e bello come quella signora. Ma sto zitta, e usciamo dalla stanza e vado via. (t.r.)
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